giovedì 11 aprile 2013

LA RIVOLTA DEGLI CHEF FRANCESI. DICHIARANO GUERRA AI TROPPI PRECOTTI E DANNO VITA ALLA DENOMINAZIONE "RISTORANTE DI QUALITA'"

Due giorni fa, dovendomi recare a Sorrento presso la sede dell'Università della Cucina Mediterranea, sull'autostrada mi trovai in coda ad un grosso furgone che recava sulla chiusura posteriore la scritta: "Semilavorati per  pasticceria & panifici."

I nostri fornitori abituali, si adeguano quindi ad una tendenza , per motivi di risparmio di tempo e di risorse, a quanto già da anni avviene nelle nostre case. Ricordiamo che negli anni '50 la "pasta fresca" , cioè i tagliolini, le lasagne, gli gnocchi, i tortellini, e così via, si faceva quasi tutta tra le mura domestiche; oggi soltanto il 4% della pasta fresca si fa in casa, come una volta. Il resto è acquistato già pronto.


E che dire di una pasta sfoglia o di una pasta frolla, disponibile sul banco frigo del supermercato,  per preparare una crostata dolce o una pizza salata ?   Ma come la volete, rotonda, quadrata  o rettangolare, basta scegliere.......e poi chiudete un occhio, anzi tutti e due,  sugli ingredienti, sui grassi spesso idrogenati, sui coloranti, sui conservanti, sui ritardanti, sui glucosanti.    L'importante è poi affidarsi..... ai Santi!!!

Mi tornò allora in mente cosa avevo  letto su "Il Corriere della Sera" di qualche giorno prima: Il celebre cuoco francese pluristellato Michelin ALAIN DUCASSE aveva dichiarato che : "Sui 150 mila ristoranti francesi, il 75%  si limita ad offrire "piatti industriali, preconfezionati" mentre gli altri lottano per riuscire a proporre prodotti freschi, di produzione propria."

Il grande chef  tre stelle e altri celebri cuochi da Paul Bocuse a Joel Robuchon, riuniti nel  "Collège culinaire de France" hanno presentato ieri la nuova denominazione "Restaurant de qualité" : una placca in smalto messa all'entrata dei locali francesi che indicherà che lì non ci si limita a riscaldare pietanze precotte.

Infatti negli ultimi anni la cucina francese è stata messa spesso sotto accusa a causa delle critiche piovute da molte parti sul livello medio dei ristoranti francesi, perchè la produzione industriale  sta togliendo sempre più spazio a quella artigianale.

Non sono molti - continua l'articolo del Corriere - che hanno  una vera cucina con chef, assistenti, e magari un pasticciere addetto ai dessert.
Spesso le tante (di numero)  pietanze offerte sul menù del locale, sono comprate dai grandi distributori all'ingrosso, come METRO, DAVIGEL o TRANSGOURMET, specializzati nell'offerta di prodotti già pronti per essere portati in tavola.

Ed allora ecco perché ci si accorge  che il famoso "confit de canard" , il "boeuf bourguinon" o la "tarte tatin" abbiano lo stesso sapore in tanti diversi locali.

Insomma gli chef francesi seri, cercano in questa maniera di salvaguardare la reputazione della Francia come luogo del savoir vivre !  

I cuochi del "Collège culinaire de France" pensano che oggi circa 10 mila ristoranti francesi potrebbero chiedere ed ottenere la targa.
                                                                                                      


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