lunedì 28 maggio 2012

UN'AVVENTURA OCCORSAMI NEGLI STATI UNITI GPER COLPA DEGLI SCIALATIELLI

Ieri sera sono andato con mia moglie e con un mio nipotino di otto anni a cenare in un ristorante che si trova nelle vicinanze di dove abito ed ho mangiato un piatto di ottimi "scialatielli con melanzane, provola affumicata e pomodoro". Mi è tornata perciò in mente una storia divertente, di cinque anni or sono, che mi era capitata proprio a proposito degli scialatielli, che voglio raccontarvi.


Nal 2005, ero stato invitato come giornalista esperto del territorio a presentare ai colleghi gastronomi della stampa americana, a New York, i vini passiti della Campania, in accoppiamento con i diversi formaggi di pasta filata della regione. Eravamo insieme ad alcuni responsabili del settore agroalimentare della regione, ad una formidabile coppia di "affinatori di formaggi" ed una esperta sommellier.

I tecnici avrebbero illustrato i vari prodotti accoppiandoli ai vini passiti, mentre io mi sarei dovuto occupare di accogliere i visitatori nel corso delle giornate delle dimostrazioni.

Dopo uno scalo a Parigi, atterrammo affamati a New York e giunti in albergo, ci dettero appena il tempo di prendere possesso delle stanze e subito via in strada, e ci recammo a piedi a poche centinaia di metri a cena al famoso Ristorante San Domenico di Tony Mei, il nostro referente in USA .
Dopo una veloce presentazione, Tony ci disse con fare pomposo: "Dopo l'antipasto avremo degli ottimi scialatielli al sugo, poi della carne, un veloce dessert e tutti a letto. Domattina si comincia presto."

Ci sedemmo a tavola, ma dopo un minuto un cameriere si avvicinò al padrone e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Costui si rabbuiò in volto e rivolto a noi disse con fare contrito:"La mia nuova cuoca è di Ravenna, del nord Italia, non conosce cosa siano gli scialatielli, quindi se qualcuno di voi li sa fare, si offra come volontario, altrimenti si mangerà qualcos'altro."
Come era prevedibile dovetti offrirmi volontario e così scesi due piani di alti scalini e mi trovai sotto le cucine dove qui incontrai la cuoca disperata insieme ad un gigantesco aiuto cuoco che si gingillava con una piccola montagna di pasta appena pronta, non sapendo cosa fare.

Mi ricordai per fortuna le misure degli scialatielli, le scrissi su di un foglio di carta che gli consegnai, poi stesi rapidamente una sfoglia e ne tagliai via alcuni pezzi come campioni, chiarendogli: dovete cuocerli in acqua bollente salata fino a che non salgono a galla, poi scolare e condire. Questa sono le dimensioni : mm 2 di spessore, mm 6 di larghezza e mm 120 di lunghezza. Si misero subito all'opera.
Risalii i due piani di corsa e tornai al tavolo, appena in tempo per accorgermi che i miei compagni di sventura avevano spazzato via anche tutto il mio antipasto. Finalmente dopo venti interminabili minuti di attesa comparvero questi famosi scialatielli, conditi da un sugo un pò scialbo, ma eravamo così distrutti da un intero giorno di viaggio, che ci sembrarono squisiti.

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Questa è la storiella, ma ritornando ai nostri giorni, e studiando alcuni testi antichi, potrebbe darsi che un tempo gli scialatielli fossero chiamati "strangolapreveti" ed avevano una forma di un grosso gnocco.
La leggenda narra che dei prelati mangiandone tanti e voracemente, avessero realmente corso il rischio di rimanerne soffocati.
Prima che con la scoperta dell'America, giugessero fino a noi "le patate" , con la quali poi furono confezionati i primi veri gnocchi, sembra che nei tempi più antichi si producevano con metà  farina di grano tenero e metà  farina di grano duro.

Almeno ciò sembra intendersi, studiando accuratamente i testi del grande Ippolito Cavalcanti.
Comunque bando alle chiacchiere: se volete realizzare degli ottimi scialatielli, e siamo nella stagione giusta per le melanzane e per i pomodori, seguite le mie istruzioni e non ve ne pentirete.

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