lunedì 25 ottobre 2010

UN DOLCE DI ORIGINE INGLESE: IL PLUM-CAKE

IL MISTERIOSO PLUM-CAKE: non sono in molti a prepararlo, forse perché non a tutti sono graditi i canditi e l'uvetta passita sultanina. Infatti da un poco di anni sta diffondendosi nel periodo natalizio il Panettone senza canditi e senza uvetta: ma che panettone è così, e allora perché non chiamarlo Brioche!!

Invece a me piace molto il classico Panettone, quello di un tempo che ricordo con tanta nostalgia, quando negli anni '50 a Milano si acquistava a tranci nei bar e nelle pasticcerie. Ma eravamo da poco scampati alle privazioni della guerra e mangiarne una fetta era come toccare il Paradiso.
E poi l'invasione delle merendine ci ha fatto disamorare delle cose dolci, per colpa dei grassi idrogenati, dei coloranti, dei ritardanti, degli accelleranti, degli aromi artificiali, dei lieviti, dei conservanti e così via.

I panettoni di tipo industriale che oggi mangiamo a Natale, sono di certo preparati già dalla Primavera e dopo Natale si conservano ancora per due o tre mesi. Ricordo che un tempo, nel giorno di San Biagio, i negozianti di dolciumi vendevano due panettoni al prezzo di uno, per liberare i magazzini di un prodotto che in breve si sarebbe indurito.

Ma forse allora ci mettevano davvero il burro di latte (e niente conservanti) che quindi si sarebbe irrancidito nel giro di pochi mesi.

Ma torniamo a noi! E' indiscutibile che ciò che si realizza con questa ricetta , non è da consigliare a chi soffre di problemi connessi con il colesterolo cattivo, perché contiene un bel pò di burro. Basterà limitarsi nel mangiarne una sola fettina evitando poi nella stessa giornata di ingerire ulteriori cibi a contenuto grasso.

Comunque io la ricetta ve la scrivo, poi se voi siete degli autolesionisti e volete mangiarne un bel pezzo, sono fatti vostri e della vostra coscienza. Ma avete mai visto un fumatore incallito che abbia smesso di fumare perchè la legge impone che sulle eleganti confezioni in grassetto sia ben visibile in nero la scritta: IL FUMO PORTA ALLA MORTE e tante altre terribili minacce?
Io non lo ho mai visto, ma comunque non fumo.

INGREDIENTI : farina gr 250; zucchero a velo gr 250; burro gr 250; uvetta sultanina e frutta candita a cubetti piccoli gr 150; uova intere 5; lievito per dolci 1 bustina; rhum 1/2 bicchiere; sale fino. (Se non avete in casa dello zucchero a velo potrete prepararlo nella seguente maniera: pesate gr 250 di zucchero, mettetelo nel bicchiere del frullatore ed azionate il motore per due minuti : è già bell'e pronto).

PROCEDIMENTO : mettere in una tazza l'uvetta e i canditi, versarvi dentro il rum e tenerla da parte. Mettere in una capiente ciotola il burro, già tenuto fuori del frigo e ridotto a pezzetti. Aggiungere lo zucchero a velo ed un buon pizzico di sale. Mescolare con le fruste dapprima molto lentamente, poi aumentando la velocità fino a che l'impasto non diventi cremoso. Lentamente amalgamarvi dentro le uova (tenute da tempo fuori del frigo) e poi la farina con la bustina di lievito. Mescolare il tutto.
Imburrare accuratamente lo stampo rettangolare e foderarlo con carta da forno opportunamente tagliata in maniera da poter coprire ogni lato dello stampo. (La presenza del burro aiuterà a far aderire la carta da forno alle pareti). Scolare con un passino la frutta candita e l'uvetta sultanina, quindi passarla in un piatto fondo nel quale avrete messo un buon cucchiaio di farina. Agitare il piatto in maniera tale che la farina riesca ad attaccarsi ad ogni pezzetto di candito. Si ridurrà così al massimo la quantità di frutta candita che si andrà ad adagiare sul fondo dello stampo durante il tempo di cottura (deve durare un'ora almeno a 190°).
Versare quindi nell'impasto la frutta infarinata e dopo una sommaria mescolatura versare il tutto nello stampo, pareggiandolo.
Mettere in forno già caldo a 190° e far cuocere per 60 minuti.
Sformarlo quando si è un pò raffreddato e tagliarlo a sottili fette.

sabato 23 ottobre 2010

RICETTA PER SINGLE: CAPELLINI AL PEPERONE IN PADELLA

Ieri sera mi sono recato a Castellammare di Stabia per tenere una conferenza sui pericoli del parassita dei pesci chiamato Anisakis. Per l'occasione avevo portato un certo numero di librettini fatti stampare per me, dall'accattivante titolo: "Cucina a modo mio!" nel quale erano riportate una settantina di ricette che avevo inserito nei primi mesi di vita di questo "blog" .
Grande è stato il successo della mia conferenza ed il relativo interesse (sono sempre di più modesto) a giudicare dal dibattito seguito e dalle domande che mi sono state rivolte al termine, ma ancora più grande è stato l'interesse che ha suscitato il mio libretto, quando i presenti si sono accorti che al suo interno vi era più di una decina di ricette dedicate ai SINGLE!

E' ormai noto che l'esercito di SINGLE cresce ogni giorno di più, maschi, femmine, etc. , e tutti sentono il bisogno di non pranzare con un panino stantio, o nella migliore delle ipotesi con una porzione appena riscaldata di "Quattro salti in......" , magari seduti con il piatto in grembo di fronte ad uno schermo televisivo che parla ancora del delitto di Avitrana o degli amori perduti insieme ai capelli dal nostro amato Premier!

E così mi è tornata in mente una ricetta di "capellini", la pasta che si cuoce in due minuti esatti e che si divora anche non si ha un grande appetito. E una dozzina di minuti ci vogliono poi per preparare il condimento che equivale anche ad un secondo piatto, così vi distraete un pò.

E' ovvio che il "single" in casa, per non abbrutirsi del tutto, deve avere in frigo una minima scorta di piccole cose, come dei capperi sotto sale, una scatola di tonno, magari un barattolo di alici sott'olio; e poi (fuori del frigo) delle olive, qualche spicchio di aglio o un paio di cipolle, delle scatole di pomodori pelati, qualche pacco di pasta, specialmente spaghettini e capellini che cuociono rapidamente, insomma un corredo minimo ma indispensabile. Ci vorrebbero anche dei crostini secchi, dei biscotti, della marmellata, un barattolo di miele, un tubetto di latte condensato (nel caso non compri tutti i giorni quello fresco, perché quello a lunga conservazione sa troppo di malattia e quindi è da sconsigliare ad un individuo già un poco depresso!! )

Allora volete sapere come si preparano questi capellini con il peperone?? Se è si seguitemi, altrimenti cercatevi un'altra ricetta usando il "motore di ricerca" che si trova in alto a destra!

Io comunque la descrivo e forse proprio stasera me la cucino di nuovo perché mi sta venendo la voglia. Tanto mia moglie, come al solito, continua con la sua dieta e mangerà due albumi d'uovo senza nè olio nè sale e poi dell'insalata scondita con dentro del pseudo formaggio Jocca. E' proprio avvilente!

INGREDIENTI per una persona : capellini gr 120; peperone o giallo o rosso 1; aglio 1/2 spicchio; capperi 1 cucchiaino (lavati); olive nere 6; olio extra vergine d'oliva 1 cucchiaio abbondante; sale fino 1 pizzico.

PROCEDIMENTO: lavare il peperone, asciugarlo, eliminare torsolo e semi (in verità sembra che nei semi vi sia una forte concentrazione di vitamine che abbiano un potere afrodis...., quindi se vi è necessario potreste anche mangiarli - se ne siete capaci - cuocendoli insieme al peperone) . Tagliare a minuti pezzetti il peperone, metterlo in una padella antiaderente con l'olio, il mezzo spicchio d'aglio, i capperi e le olive denocciolate e tagliate a pezzetti e far cuocere a fuoco dolce rimestando, per 10 minuti. Mettere sul fornello una piccola pentola d'acqua con un cucchiaino di sale e quando bolle gettarvi dentro i capellini, aspettare non più di 2 minuti, quindi scolarli e passarli subito in padella a fuoco molto forte, mescolandoli al condimento, e senza indugi impiattarli e mangiarli a piccole forchettate.
Al termine vi è anche concessa una fettina di pane per eliminare dal piatto eventuali pezzetti residui di condimento.
Attenzione, nel caso il pane fosse un poco vecchio perché avete dimenticato di comprarlo da due giorni, passatelo nella padella su fuoco forte per due minuti, senza scottarvi le dita e ritornerà buono e fresco!

giovedì 21 ottobre 2010

PETTI DI POLLO A STRISCIOLINE ALLA BIRRA CHIARA

Lo so, l'avrò già scritto che le parole "petti di pollo" richiamano alla nostra mente una dieta dimagrante stringata o la convalescenza da una malattia.
Ed io invece voglio andare controcorrente e proporre questa pietanza che risulta saporita, gustosa e che comunque, data la presenza dei peperoni non sarebbe consigliabile per una persona dallo stomaco debole.
Quindi è riservata alle persone sane, dalla buona digestione, o a quei ragazzini, malatini che si fingono tali.....per marinare ufficialmente la scuola con il consenso dei genitori.

Quindi vedrete che elaborando un poco una pietanza si potranno rendere ben accetti anche i petti di pollo, normalmente ritenuti insapori, stopposi, noiosi da mandare giù, ma necessari per inserire nel nostro organismo delle proteine nobili, necessarie alla crescita ed allo sviluppo degli adolescenti.

INGREDIENTI per 6 persone: petti di pollo (o di tacchino) gr 1200; cipollotti 2; peperone rosso 1; peperone giallo 1; burro gr 50; olio extra vergine d'oliva 3 cucchiai, birra chiara cc 125;
panna di latte fresco (non vegetale) liquida cc 125; latte fresco intero cc 150; farina q.b.; sale.

PROCEDIMENTO: lavare i peperoni, asciugarli, eliminare semi e torsoli e tagliarli a sottili striscioline da 2 cm. In una casseruola unire burro e olio e soffriggere a fuoco dolce i cipollotti ridotti a velo e dopo 5 minuti aggiungere i peperoni a striscioline e 1/2 cucchiaino di sale, alzare la fiamma a fuoco medio e cuocere per 10 minuti.

Eliminare la pelle dai petti, tagliarli a striscioline da cm 1, infarinarle mettendo in una fondina due o tre cucchiai di farina ed un pizzico di sale fino, quindi scrollare via la farina in eccesso e metterle nella casseruola insieme ai peperoni.

Dopo aver fatto rosolare per 5 minuti le striscioline di petto a fuoco medio, rimestando delicatamente, aggiungere la birra, farla evaporare e subito dopo, abbassando il fuoco, unirvi il latte e la panna, rimestando ancora e cuocendo soltanto altri 5 minuti.

Togliere dal fuoco ed aggiustare di sale se necessario. Al momento di andare a tavola servire la pietanza nel piatto di portata ben caldo.

COSTOLETTE DI MAIALE CON L'OSSO MARINATE E PASSATE IN PADELLA

I primi freddi sono già alle porte e sebbene la carne di maiale ormai (da oltre 50 anni) si trova nelle macellerie per tutto l'anno, (un tempo la sua macellazione era proibita, almeno nel Sud Italia, da maggio a settembre per il caldo eccessivo), ad un prezzo inferiore del manzo, degli ovini e dei caprini, forse mangiarla in questo periodo ci fa ritenere meno dannoso per il nostro organismo il suo contenuto di grasso (che è invero molto scarso).

Ma parlare di grasso oggi è fuor di luogo, quando ahimé il povero maiale è divenuto smilzo, magro abbastanza, un porco da corsa direi, al confronto del maiale di un tempo dove lo strato di lardo era di circa 10 centimetri e quando lo strutto da lui ricavato era il grasso che sostituiva il burro e l'olio d'oliva.

E ciò è accaduto perché qualche decennio dopo la guerra, abbiamo tutti conosciuto l'esistenza del colesterolo cattivo, delle malattie della circolazione, dei guai connessi con il peso corporale eccessivo ed allora "dalli all'untore" (come si leggeva "Nei Promessi Sposi" del Manzoni, per chi non lo ricorda!) ed il consumo della carne di maiale crollò quasi del tutto.
(O almeno, nel mangiarlo, ci si sentiva un poco colpevoli e masochisti!)

Gli scienziati, subito interpellati dagli allevatori dei suini, avevano ben pensato allora di metterlo a dieta, inventando il maiale magro (che è quello che mangiamo ai giorni nostri), modificandolo geneticamente, ma all'orizzonte era comparso un altro pericolo per il loro allevamento perché gli esperti dell'ambiente si erano accorti che le loro deiezioni (la urina e le feci) erano fortemente inquinanti per le falde acquifere e quindi si era corsi ai ripari inventando dei particolari depuratori per ridurre drasticamente la loro acidità e la tossicità che forse tra l'altro danneggiava, allargandolo, anche il famoso "buco nell'ozono".

Comunque dopo tutto questo discorso, a parer mio, il maiale è da ritenersi un animale nobile (altro che il cavallo), perché si sacrifica per noi, costa poco ed è saporito.
Quante cose stupende da mangiare non avremmo senza la sua esistenza, quindi viva il suino!
E poi non possiamo chiamarlo più "porco" perché ormai non gli è più concesso di mettere il grugno nella spazzatura, nè ancor meno di mangiarla perché potrebbe ammalarsi e poi danneggiare la salute di chi se lo mangia a sua volta.

Allora oggi mi sono ricordato di questa ricetta interessante, che rende molto più saporita una costoletta di maiale magro, vi costerà un poco di lavoro in più per la preparazione della "marinata", ma farete un figurone se inviterete degli amici e, cosa che non guasta, alla fine spenderete ben poco !!

INGREDIENTI; dose per 6 persone: costolette di maiale con l'osso 6 (circa gr 1300/1500); cipollotti 2; limone 1; olio extra vergine d'oliva 6 cucchiai; aglio 1 spicchio; timo o rosmarino 1 ciuffetto; miele 1 cucchiaio colmo; senape 1 cucchiaio raso.
Per guarnire: pomodori maturi 2; pancarrè 3 fette; origano 1 cucchiaino; sale fino.

PROCEDIMENTO: tritare insieme i cipollotti, l'aglio, il timo o il rosmarino (o tutti e due), metterli in una piccola terrina con il succo del limone (ben lavato), la sua buccia grattugiata, il miele, la senape, un cucchiaino di sale e solo 2 cucchiai di olio. Mescolare bene il composto e spalmarlo sui due lati di ogni costoletta che adagierete in una più ampia terrina, copritela con la pellicola e mettetela in frigo a marinare per almeno 3 ore.
Una mezz'ora prima di andare a tavola mettere le costolette in un'ampia padella con il rimanente olio, tre alla volta, soffriggerle a fuoco medio 5 minuti per lato, quindi scolarle e metterle sul piatto di portata al caldo. Quando avrete terminato le sei costolette, aggiungere nella padella il resto della marinata e l'origano, mescolatelo al fondo di cottura distaccandolo con un mestolo in legno (per non danneggiare la padella) e rosolare a fuoco medio, sui due lati, le fette di pancarrè tagliate a quattro quadratini, poi mettendole come guarnizione nel piatto di portata.
Tagliare infine i pomodori (lavati ed asciugati) a fette e passatele in padella per due minuti per lato, senza danneggiare le fette e sistematele sopra i quadratini di pane, versatevi sopra il rimanente fondo di cottura ( si dice "nappare") e portare subito il piatto in tavola.

mercoledì 20 ottobre 2010

RICETTA PER SINGLE: UN VELOCE PIATTO DI LINGUINE ALL'AGLIO E OLIO UN PO' PIU' RICCHE

E' tanto tempo che, distratto da vari convegni, ho un pò trascurato le ricette per "single" .
Ho fatto di recente ristampare il piccolo libricino con 70 ricette da me scritte nei primi mesi di vita di questo blog, dal titolo "Cucina a modo mio" e lo sto regalando in giro, proprio nei convegni dell'Accademia Italiana della Cucina. Il primo successo lo ottengo quando, scorrendo rapidamente le sue pagine, molti lettori si accorgono di tante ricette per single ed esclamano: "Finalmente, è la prima volta che qualcuno pensa a noi !"

Quindi con queste parole voglio avvertire i nuovi lettori che nel corso di questi mesi ho riportato qui una serie di consigli e di ricette per "single", assicurandogli che continuerò a scriverne.
Poi per tradurle in ricette per quattro persone, basterà moltiplicare le quantità di ingredienti per tre. (non per quattro perché quando si è soli, si mangia un poco di più del normale!)

Allora studiamo questa ricetta diversa dal semplice piatto di vermicelli "aglio e olio", mettiamo poco olio, ed un poco di altri cose per conferire un sapore più appetitoso alla pietanza unica che potrà essere così primo e secondo.

INGREDIENTI: linguine o vermicelli gr 120; aglio1/2 spicchio (è inutile sprecarne uno intero);
olio extra vergine d'oliva 1 cucchiaio colmo; filetti di acciuga sott'olio 3; pangrattato 3 cucchiai colmi; formaggio grana o parmigiano grattugiato 2 cucchiai; sale.

PROCEDIMENTO: in una padella mettere il cucchiaio di olio, accendere il fuoco basso ed aggiungere il pangrattato, l'aglio tagliato in due pezzetti, rimestando velocemente il pane per due minuti con un mestolo in legno per farlo tostare, quindi togliere dal fuoco ed eliminare i pezzetti d'aglio. Aggiungere in padella i filetti di acciuga sott'olio tagliuzzati a minuti pezzi con le forbici.

Mettere sul fuoco l'acqua salata, quando bolle gettarvi dentro la pasta e scolarla molto al dente, avendo cura di conservare una tazzina d'acqua nella quale avete cotto la pasta.
Passare in padella la pasta, accendere il fuoco forte, rimestare per due minuti aggiungendo una metà dell'acqua di cottura, rimestare ancora e subito impiattare.
Sopra spargervi il formaggio grattugiato e quindi gustare la pasta a piccole forchettate, masticando lungamente con gusto.
Vi sembrerà così molto più abbondante, togliendovi la fame completamente. Almeno lo spero!!

martedì 19 ottobre 2010

PIZZA RUSTICA RIPIENA DI BIETOLE

La bietola è una verdura che è presente sul mercato per buona parte dell'anno; utilizzata come ripieno di una pizza rustica è sempre una buona scusa per far sì che i ragazzi mangino verdure.
Quindi una mamma solerte potrà dedicarsi a questo piatto, per niente difficile e che porterà via ben poco tempo. E poi (per le più pigre) se non avete voglia di preparare la pasta, comprate un rotolo di pasta per pizze facilmente reperibile in ogni esercizio alimentare.
(Per fortuna che le bietole in scatola non ci sono ancora, altrimenti chissà cosa ne sarebbe venuto fuori)!

Allora rimboccatevi le maniche e seguitemi:
INGREDIENTI per la pasta: farina gr 500; olio extra vergine d'oliva 5 cucchiai; lievito di birra 1 panetto (gr 25); sale fino 1 cucchiaino; acqua q.b. Per il ripieno: foglie di bietola gr 1000; farina 3 cucchiai colmi; burro gr 60; latte fresco intero cc 200; formaggio grana o parmigiano grattugiato gr 150; sale fino 1 buon pizzico; olio extra vergine d'oliva 2 cucchiai.

PROCEDIMENTO: sul piano da lavoro mettere la farina a fontana. Stemperare in una tazzina d'acqua calda il lievito ed il sale. Versare al centro l'acqua salata con il lievito, farla assorbire dalla farina mescolando con la punta delle dita, poi aggiungere l'olio, lavorare la pasta con le mani qualche minuto, (deve essere abbastanza soda) quindi formare una palla schiacciata, coprirla e metterla in luogo caldo a lievitare per 30 minuti circa.
Lavare le bietole foglia per foglia, controllando che non nascondano all'interno chioccioline o terra, metterle a lessare in acqua leggermente salata per 3 minuti dall'inizio bollore, scolarle accuratamente e tritarle sul tagliere.
Metterle in una ampia padella con 2 cucchiai d'olio e su fuoco medio farle asciugare per 10 minuti, rimestandole ogni tanto per evitare che si brucino, quindi toglierle dal fornello.
In una pentolina mettere il burro, la farina e su fuoco dolce farla tostare un minuto, poi mescolare ed iniziare ad aggiungere un pò di latte. Cuocere rimestando sempre, facendo imbibire la farina con il latte e provocando così la sua crescita di volume. Aggiungerne ancora e continuare così fino a terminare il latte. Toglierla dal fornello rimestando ancora per un minuto, perchè il fondo caldo della pentolina continua a cuocere e potrebbe bruciarla.

Spennellare con l'olio il fondo ed il bordo della teglia da forno nella quale cuocerete la pizza. Riprendere la pasta che sarà ormai lievitata e preparare sul piano da lavoro due dischi di pasta con il mattarello: uno più grande per coprire bordo e fondo, e l'altro per fare da coperchio alla pizza. Foderare la teglia con la pasta, quindi mescolare alle bietole (ormai raffreddate) il formaggio e la salsa besciamella, quindi versare il composto nello stampo, pareggiare il ripieno e adagiarvi sopra il coperchio.
Saldare il bordo al coperchio schiacciandolo con i rebbi della forchetta. Bucherellare il coperchio con uno spiedino in più punti per far uscire il vapore in cottura.

Mettere in forno a 200° per 15 minuti poggiando la teglia sul fondo, quindi portarla un poco più in alto, sulla griglia ed abbassare a 180°, cuocendo per altri 25 minuti.

Sformarla con cautela, quando si è raffreddata quasi del tutto, utilizzando un coperchio di pentola piatto, ma del diametro superiore alla teglia, come se voleste capovolgere una frittata e mettetela nel piatto di portata.

IMPARIAMO A CONOSCERE MEGLIO L'OLIO EXTRAVERGINE D'OLIVA

Poiche ritengo che il corretto condimento da utilizzare in una ricetta di cucina sia elemento indispensabile per una perfetta riuscita della pietanza, che tra l'altro non deve essere dannosa al nostro organismo, già bersagliato da tanti altri veleni contenuti nell'atmosfera, nell'acqua che beviamo, nella frutta e nella verdura che mangiamo, da oggi vorrei trattare l'argomento "condimento" a piccole dosi, cioè inserendo tra una ricetta di cucina e l'altra, qualche pillola di saggezza appresa dagli esperti del settore, che di certo non potrà farci del male.
Avverto tra l'altro che mi guarderò bene dal segnalare l'una o l'altra marca d'olio, come ho sempre fatto in precedenza trattando altri prodotti alimentari.

Questa di oggi è la prima considerazione:

L'olio extravergine d'oliva è un grasso alimentare privo di colesterolo; contiene anche importanti vitamine quali le vitamine A, D, K e la vitamina E. Quest'ultima, con il suo potere antiossidante, combatte l'invecchiamento delle cellule e mantiene giovani.
Ribadiamo che l'olio extravergine di oliva è ricco di un acido grasso monoinsaturo chiamato "acido oleico" ed è privo del cosiddetto colesterolo cattivo.
L'olio extravergine d'oliva è profondamente diverso da tutti gli altri oli di origine vegetale.

L'olio extravergine d'oliva, ossia l'olio di oliva di categoria superiore viene ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici, senza manipolazioni chimiche, e deve possedere un'acidità libera inferiore a 0,8 gr per 100 gr.

L'olio di oliva vergine può avere un'acidità libera di 2,0 gr su 100 gr al massimo.
L'olio di oliva lampante può avere un'acidità libera da 2,0 gr a 3,5 gr su 100 gr al massimo.

L'olio di oliva raffinato è un olio di oliva ottenuto dalla raffinazione dell'olio di oliva vergine mediante trattamenti con solventi chimici.
L'olio di sansa di oliva si ottiene dalla raffinazione della sansa d'oliva mediante l'utilizzo di solventi chimici.

La parola raffinazione di per se richiama subito alla mente un trattamento chimico a mezzo di solventi

Per la prima volta mi sembra già abbastanza.

giovedì 14 ottobre 2010

LO SCRITTO CHE SEGUE NON E' DI GASTRONOMIA, QUINDI NON E' UNA RICETTA DI CUCINA, MA CONTIENE UNA SERIE DI CONSIGLI PER SOPRAVVIVERE TRANQUILLAMENTE

AI PERICOLI CONNESSI AL CIRCOLARE IN AUTO A NAPOLI. SONO CONSIGLI DATI DA UN NAPOLETANO (DA ME), QUINDI DA UNA PERSONA BEN ESPERTA DELLE TRAPPOLE DISSEMINATE SULLE STRADE DELLA NOSTRA CITTA' AL PARI DI PERICOLOSE MINE ANTIUOMO CHE POTRESTE TROVARE IN UNA PISTA NEL DESERTO DEL PAKISTAN


Innanzitutto è bene procedere con l'auto lentamente, osservando attentamente il manto stradale, per evitare i profondi fossi che talvolta vi trovate avanti e che potrebbero squarciarvi il pneumatico.
Quindi procedete abbastanza piano e non preoccupatevi dei veicoli che vi seguono e che vogliono che voi accelleriate, riempendovi di bestemmie e contumelie varie !!.

Secondo avvertimento: non portare al braccio un ROLEX, in oro o in acciaio. Sono oggetti richiestissimi. Quindi se avete un simile orologio tenetelo in tasca o lasciatelo in albergo o a casa. Potrebbero farvi una distorsione al braccio nel tentativo di strapparvelo via.
Il ladro agisce di solito in coppia da uno scooter o da una moto che si affianca a voi!

Tenere sempre a portata di mano una penna che scrive ed un taccuino sul quale segnare subito le targa. Quindi tenendo sempre ben chiusi con la sicura sportello e vetri, chiamare il 112 o il 113 fornendo la targa del malfattore, il proprio nome e cognome ed il luogo dove è avvenuto il fatto.

Terzo: quando circolate in auto, se sentite che una pietruzza ha colpito una fiancata o uno sportello, non fermatevi a guardare cosa è stato. Il mariuolo appostato dietro l'angolo o in una auto che segue, aspetta che voi scendiate per valutare l'eventuale anno, lasciando le chiavi nel cruscotto. Quindi salta in auto, mette in moto e parte lasciandovi a terra.
Se siete fortunato ritroverete dopo alcune ore l'auto senza ruote, senza sedili, nè batteria, ovviamente senza le valige e i vari bagagli. Se non lo siete non la ritroverete più !!

Una volta hanno preso un auto con dentro un neonato. Non se ne erano accorti e la hanno subito abbandonata quando il piccino si è messo a piangere.

Ma ora viene il lato più divertente: Oltre alla pietruzza vi è ora il colpo allo specchietto laterale di destra.
Mentre vi muovete nel traffico potrete sentire un piccolo colpo allo specchietto di destra e penserete: ma io ero distante da quell'auto ferma!! Chissà cose è stato??? E continuate a muovervi. Poco dopo vedrete un'auto che vi si affianca, con fari accesi e tromba tuonante ed un tizio che vi urla: " Ma come, mi avete rotto, lo specchietto ed ora volete fuggire ??" Se siete molto sveglio, ma proprio molto ed avete letto queste mie istruzioni potrete ribattere, senza scendere."Ma che dite, io non vi ho urtato per niente!"
E costui insisterà : allora mi prendo la targa e vi denuncio! Non vi spaventate ed andatevene via. Non arriverà alcuna denuncia all'assicurazione.

La maggior parte delle persone, (che non hanno letto le mie istruzioni), scende dopo aver portato via le chiavi e guarda il danno. In realtà lo specchietto dell'auto civetta è certamente di già stato scheggiato in precedenza, ed allora il furbo dice:"Andiamo da un negozio di ricambi d'auto e compratemi uno specchietto nuovo! Oppure facciamo la denuncia alla vostra assicurazione!"

Il poveraccio ingenuo non vuole perdere il BONUS dell'assicurazione e dice di solito:"E va bene qui ci sono cinquanta Euro e andate a sostituire lo specchietto!" Il più delle volte costoro si accontentano anche di venti o trenta euro se l'automobilista dice di non avere di più in tasca e se ne vanno a cercare un altro gonzo.

Ma ora vi dico cosa mi è successo l'altro pomeriggio: Ero in auto con mia moglie e la mia cagnolina e procedevo lentamente a causa del traffico. Ad un certo punto avevo sentito un piccolo colpo, ma non ci avevo fatto caso. Poco dopo si affianca a me un'auto con fari accesi e suonando la tromba, facendomi segno di fermare. Abbasso un poco il vetro e rallento accostando a destra e costui mi dice: " Ma come, mi avete urtato e ora ve ne scappate! Ho lasciato mia moglie in farmacia e sono saltato in auto per rincorrervi !" La cosa mi cominciava a puzzare un poco, ma ero con mia moglie, vi era parecchio traffico e quidi tolte le chiavi sono sceso dalla mia auto.
In effetti il mio specchietto era stato danneggiato da strani graffi, il loro era appena appena scheggiato. Erano in auto in due, vestiti di bianco, quello più furbo aveva tutte le parti in vista del corpo tatuato a colori, e pensai subito che fosse un ex carcerato o un fanatico. Era abbronzato non dei raggi del sole, ma di lampada solare, colore inconfondibile per un occhio esperto!
Mi chiese di andare da un autoricambi, ma risposi che il sabato pomeriggio erano chiusi, ed allora proposi di fare il bonario componimento con il CID.
A questo punto, dicendo :"Va bene, visto che non ci siamo fatti del male, diamoci la mano ed arrivederci!" e saliti in auto si allontanarono lentamente continuando la strada in salita, e così notai che NON andava a riprendere la moglie lasciata in farmacia, come aveva asserito all'inizio ed allora dissi subito a mia moglie: scrivi la targa che è......, e preso il telefonino chiamai sia i carabinieri che la polizia dando il mio nominativo e la targa di costoro.

Mentre giravo la mia auto ebbi la fortuna di incrociare un auto della polizia, la fermai e i poliziotti si lanciarono all'inseguimento.

Commentando l'accaduto tornammo a casa; eravamo rientrati da poco quando il mio telefonino squillò: "Dottore, per piacere volete venire al commissariato per la denuncia! Pochi minuti fa li abbiamo presi ed ora sono qui in manette!"

Preparammo la denuncia, poi fu chiesto al magistrato di turno il permesso per il riconoscimento
e spesi l'intera serata al commissariato per il confronto all'americana e per la stesura di tutti i rapporti . Appresi così che costoro mai erano stati denunciati alla polizia, che l'auto era intestata ad uno dei due, che facevano così dalla mattina alla sera guadagnandosi la giornata ed anche i soldi per vari divertimenti, e che tutti pagavano anche cifre modeste pur di non fare denuncia all'assicurazione, sia per non perdere tempo, che per non perdere il BONUS.

In realtà quella sera erano stati veramente sfortunati ad incontrare una persona che era andata fino in fondo, dandosi la pena di denunciarli.

Domani scriverò una nuova ricetta, per stasera contentatevi di questo vero fatto accaduto. Povera Napoli !!

Comunque se avete sentore che qualcosa non va, senza alcun indugio chiamate con il telefonino o Polizia o Carabinieri. Sono cortesissimi ed efficientissimi !

P.S. Mi è venuto ieri a trovare un amico che abita a Torino. Gli ho raccontato questo episodio e mi ha sconcertato dicendomi: " Ma questo succede anche a Torino! A me lo hanno fatto ben due volte. La prima ho pagato venti euro, alla seconda volta ho solo detto che avrei chiamato la Polizia per dimostrare la mia innocenza. Avevo appena preso in mano il telefonino quando si sono subito dileguati. E' il miglior sistema."
Alle sua parole la mia prima reazione è stata: "Il Sud esporta le sue tecnologie furbe al Nord!" e poi subito dopo: " Ma vuoi vedere che forse erano miei conterranei che lavoravano in trasferta?? "

domenica 3 ottobre 2010

GNOCCHI DI MELANZANE SALTATI IN PADELLA ALLA "NORMA"

La vera pasta alla Norma è in realtà realizzata in Sicilia - che è poi la terra dove questa pietanza è stata creata - in maniera un poco differente dalla mia versione qui riportata.
Ma è vero che in cucina ci vuole fantasia, un poco di creazione, di innovazione, perché altrimenti il cucinare diventerebbe quasi monotono.
Quindi sperimentare senza allontanarsi troppo dai canoni e dalle tradizioni, ma provare altri sapori non è poi una violazione così forte.
Ho così voluto provare questo tipo differente di gnocchi, sostituendo alle patate delle melanzane cotte al forno, e poi utilizzando ancora le melanzane per condire gli gnocchi, saltandoli in padella insieme ai pomodori pelati dopo la loro bollitura in acqua salata.
Quindi se avete voglia di lanciarvi in questa nuova avventura seguitemi, profittando che in questo mese le melanzane sono ancora disponibili sul mercato a prezzi ragionevoli e seppure avanti nella loro stagione di maggiore produzione, non hanno più al loro interno tanti semi, come accadeva tempo addietro.

INGREDIENTI per 4 persone: melanzane gr 1000; pangrattato gr 300; latte fresco intero cc 100; uovo 1; farina 3 cucchiai colmi; pomodori pelati gr 400 (1 scatola piccola); aglio 2 spicchi; olio extra vergine d'oliva (per la salsa) 2 cucchiai; sale; olio extra vergine d'oliva per friggere le melanzane a piccoli tocchetti 4 cucchiai; formaggio parmigiano o grana grattugiato gr 200; qualche foglia di basilico per guarnizione.

PROCEDIMENTO: lavare ed asciugare le melanzane; mettere in forno a 100° circa una metà di melanzane, dopo averle sbucciate e private del picciuolo, e farle cuocere per 60 minuti, quindi tirarle fuori a raffreddare. Nel frattempo preparare il condimento degli gnocchi: in un'ampia padella (dovrà in fine contenere anche gli gnocchi) mettere l'olio, l'aglio, i pomodori pelati con il liquido di vegetazione, 1/2 cucchiaino di sale fino e fare cuocere per 15 minuti a fuoco dolce, rimestando un paio di volte la salsa e schiacciando con una forchetta i pelati per agevolare la loro cottura. Eliminare l'aglio.
Tagliare a minuti dadini le melanzane (con tutta la buccia) e metterle in una padella con l'olio ed un pizzico di sale friggendole a fuoco medio. Quando si sono imbiondite toglierle dal fuoco ed unirle alla salsa di pomodoro (la notevole quantità d'olio che avranno assorbito nella frittura compenserà la esigua quantità d'olio già messa nella salsa).

Torniamo ora agli gnocchi: in una capiente ciotola mettere le melanzane già cotte al forno dopo averle tagliuzzate su di un tagliere e quindi sminuzzarle con la forchetta; mescolare insieme il pangrattato, l'uovo, una metà del formaggio grattugiato, impastare il composto ed aggiungere un poco di latte per volta e la farina ottenendo un composto NON liquido, ma abbastanza solido.

Mettere sul fuoco una pentola con acqua salata e quando bolle far cadere dentro gli gnocchi, preparati con l'aiuto di due cucchiai. Quando salgono a galla, mano a mano, tirarli fuori dall'acqua con una schiumarola e metterli nella padella della salsa, fuori dal fuoco.

Quando sarete pronti per andare a tavola, far saltare in padella - a fuoco forte - gli gnocchi nella salsa di pomodori e melanzane e dopo 5 minuti passarli nel piatto di portata, spargendovi sopra il residuo formaggio grattugiato e guarnendoli con le foglie di basilico.